Risulta che dalla sua scuola uscirono 137 allievi di ogni paese fra i quali alcuni diventarono celebri come il padovano Andrea Mantegna ed il bolognese Marco Zoppo. E fu la scuola ed i discepoli che diedero allo Squarcione rinomanza più che le sue opere che egli trascurava di eseguire malgrado che le commissioni gli giungessero numerose. Padova, dove lo Squarcione visse e insegnò è assai povera di suoi lavori, alcuni suoi affreschi si trovano al nostro Civico Museo e altri nella chiesa di S. Francesco e molti ci furono rapiti dagli stranieri e si trovano ammiratissimi nei Musei di Dresda e di Parigi. Nella cappella detta del Mantegna in Chiesa degli Eremitani vi è un dipinto dello stesso Mantegna ancor giovinetto che rappresenta S. Cristoforo condotto al martirio e le cronache dicono che nel guerriero con la lancia il Mantegna abbia ritratto se stesso e che l'uomo grasso che gli è vicino raffiguri lo Squarcione. Onorato dalla stima dei più chiari personaggi del suo tempo e dai suoi concittadini i quali raccolti in Consiglio il 1 gennaio 1460 deliberarono di esonerarlo da ogni tassa in compenso di aver egli disegnato la città e le mappe del territorio di Padova. mori l'anno 1468 e venne sepolto nella Chiesa di S. Francesco. La ex via Caneve si chiama ora via Squarcione In onore dell'illustre maestro.
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